Casa Alternativa – Yes, we can!

Una casa di proprietà soprattutto per noi “giovani” del 2020 è un miraggio, un sogno che vedremo forse tra 20 anni. La desideriamo, vorremmo essere indipendenti o liberi da affitti che non ci permettono di mettere da parte nemmeno un euro.

Sogniamo un po’ di stabilità ma viviamo in un’economia fluida e incerta. In una società che vive davanti a uno schermo, che sia un computer o il telefono, siamo sempre più alienati dal mondo.

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In questo marasma di dubbi, ansie e pressioni sociali, ci si ritrova schiacciati, senza fiato, non si vede una luce infondo al tunnel.


Ma se esistesse una realtà alternativa?




Se si potesse vivere da soli già a 19 anni senza necessariamente provenire da una famiglia ricca?


Ricordo tutti i paesini che ho visitato in questi anni. Quelli in cui passeggi, vedi le signore sedute fuori dalle porte che chiacchierano tra di loro. Quei vicoli quasi surreali dove regna una pace e tranquillità, sembra di essere in un’altra epoca. Quei luoghi dove vivono poche persone e tutti si conoscono tra loro. Dove ancora c’è un senso di comunità e condivisione, dove il vicino non è un estraneo, dove la famiglia si allarga e la socializzazione non è mediata da un dispositivo elettronico.


Non sto consigliando di trasferirsi nel paesino sperduto tra le montagne! Capiamoci.


Esiste una forma di abitare che trasforma completamente le regole del gioco.


Hai mai sentito parlare di CoHousing??


Il termine cohousing, ovvero coabitazione, non ha una precisa traduzione in italiano. Per chiarire il concetto ci vogliono quattro parole: abitazioni private, servizi condivisi. Non è una comune stile figli dei fiori e neanche un condominio anonimo e spersonalizzante, ma un luogo (fisico e dell’anima) a mezza via tra l’una e l’altro. (Andrea Laffranchi, Corriere della sera, 15 ottobre 2006, p. 6, Primo piano)

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Penserai che in Italia non possono esistere realtà del genere, che “meglio soli che mal accompagnati”.





Ma perché?

Perché pensiamo sempre che ciò che non è la “normalità” sia sbagliato.

Ci fa paura forse?




Esistono realtà di CoHousing anche nella nostra penisola, gli abitanti ne parlano in maniera entusiasta. Gli leggi negli occhi la soddisfazione e l’entusiasmo per questo stile di vita alternativo.


Perché rinchiudersi nella propria casa, sbarrare porte e finestre, isolarsi completamente dal mondo?



La nostra società vira spaventosamente verso questa direzione solitaria, priva di relazioni umane, sempre più ONLINE.

Ovviamente ormai “la rete” fa parte del nostro quotidiano, sia privato sia lavorativo, ma quando si rientra in casa si dovrebbero avere rapporti umani. Condividere emozioni, momenti, creare ricordi e esperienze di vita OFFLINE!

Quali sono le caratteristiche di un CoHousing?

-        Progettazione partecipata

-        Ricca dotazione di spazi comuni

-        Modello sociale partecipato e sostenibile

-        Condivisione di pratiche green

-        Benefici economici

-        Eventuale recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare

-        Permeabilità sociale del progetto (autocostruzione)

-        Definizione di un regolamento condiviso


I “condomini” sviluppati con questo modello possono essere di nuova costruzione o di recupero di edifici esistenti, spesso anche pubblici, attraverso bandi.

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La caratteristica imprescindibile è senza dubbio la progettazione attenta al efficienza energetica. Queste soluzioni abitative implicano case a basso impatto ambientale che riducono notevolmente i costi fissi in bolletta.


Tutto ciò è possibile perché si crea un gruppo, un associazione o cooperativa, e ognuno investe in base alle proprie disponibilità. È anche possibile accedere a fondi pubblici per avere un ulteriore supporto economico.


Spesso per contenere i costi gli stessi futuri proprietari sperimentano l’autocostruzione, o auto ristrutturazione, per alcuni elementi dell’immobile.




Quel creare prima con l’immaginazione e poi con le proprie mani la propria casa unisce e rafforza il legame con essa. Questo aiutarsi a vicenda e dover per forza relazionarsi con il futuro vicino crea dei legami, delle amicizie, che poi vanno a formare la piccola comunità che risiederà nel CoHousing.


Questo stile di vita si avvicina molto agli “ecovillaggi” anch’essi già ampiamente diffusi sul nostro territorio.


Per fare qualche esempio c’è:

ECOSOL a Fidenza

Numero Zero a Torino

Cliccare sui nomi per credere…


Chi sceglie questa vita sono giovani e neo famiglie ma non mancano anche gli anziani in pensione, insomma l’integrazione sia generazionale sia culturale e di etnia è parte imprescindibile per esperienze di questo tipo.

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Come si dice: L’UNIONE FA LA FORZA!

 

Nel mio immaginario questa alternativa abitativa si sposa alla perfezione con le micro case, con le Tiny House.



Immagina un luogo con diverse tipologie di case, non solo quelle su ruote di minime dimensioni. Immagina che ci siano degli spazi comuni, magari anche con piscina e palestra.



Ognuno ha la propria abitazione, nel quale rifugiarsi quando c’è bisogno di star da soli, ma fuori da essa c’è un piccolo mondo, una seconda famiglia con cui passare il tempo, senza legami di sangue ma con ideali e valori comuni che ti danno forza e gioia.






Infondo in un mondo iper tecnologico ciò che davvero conta è l’essere umano, con tutte le sue imperfezioni e peculiarità, se non iniziamo a prenderci cura di noi partendo dal luogo dove viviamo come potremmo pensare ad un futuro?

 


Fammi sapere cosa ne pensi del Cohousing, se pensi anche tu che possa essere una soluzione a questo mondo frenetico.